MA
PROPRIO TUTTI SI DIVERTONO?
13
milioni di telespettatori hanno
seguito l’ultimo G.P., quello
del Barhain.
Chissà
però se aldilà della
soddisfazione per il trionfo della
Ferrari si sono pure divertiti.
Si
dice che non ci si annoia mai di
vincere. Certo, ma significa che chi
vince non si annoia mai,
bisognerebbe invece vedere se chi
assiste alla manifestazione la
pensa allo stesso modo.
Sono
anni ormai che il dominio Ferrari
nella F1 è incontrastato sia
sotto la voce Piloti che sotto la
voce Costruttori ed
all’orizzonte non si profilano
cambi della guardia. Non c’è
uno straccio di scuderia, di
pilota in grado di mettere a
repentaglio la leadership
della Casa di Maranello.
La
Formula1 di oggi è questa:
doppiaggi su doppiaggi, pochissimi
duelli, zero suspence
quando dai box si rientra in
pista.
D’altra parte bisogna
vincere ancora a lungo se si vuole
compensare il lasso di tempo che
è passato dal 1979 quando il
“piccolo orso” Jody
Scheckter al volante della 312
T4 si aggiudicò il mondiale, fino
al 2000, anno della prima
affermazione di Schumacher
con la Rossa.
Schumi
arrivò alla Ferrari nel ’96
quando la scuderia italiana era
considerata l’eterna seconda;
McLaren-Honda, Benetton-Ford e
Williams Renault a turno dettavano
legge e la Ferrari puntualmente
finiva alle spalle per ragioni che
adesso fanno sorridere come
l’improvviso black-out del
motore di Alesi
al rifornimento, i secondi persi
ai box per cercare una gomma da
cambiare che non si trovava, il
tentato speronamento di Schumacher
ai danni del laureando campione Villeneuve
oppure i furiosi testa a testa con
Mika
Hakkinen, ossia Ferrari contro
quelle McLaren-Mercedes che allora
erano chiamate “frecce
d’argento”.
Si
cercò di colmare il gap
nel ’96
ingaggiando Michael
Schumacher, l’unico pilota
con il quale si potevano avere
velleità di successo.
I
primi tempi non furono felici, ma
il secondo posto quasi in fotofinish
del ’98 fece capire che il
vento stava cambiando. E sarebbe
cambiato già nel ’99, se la
sfortuna non ci avesse messo del
suo; l’incidente di Silverstone
con frattura di tibia e perone
tolse di mezzo il tedesco che
forse sarebbe riuscito ad avere la
meglio su Hakkinen
e su una Mclaren che cominciava a
dare i primi segni di cedimento.
Poi
il 2000, la scelta di Barrichello
come 2°pilota ed un Mondiale
conquistato alla grande anche se
non senza difficoltà. Da allora
solo Ferrari ed il deserto.
Tutto
bello finché si vince, ma
l’interesse dov’è? I tifosi
del Cavallino, e sono milioni,
tengono alta l’audience, ma
coloro non hanno a cuore le sorti
della Rossa con che coraggio si
accomodano davanti al televisore?
E
gli sponsor? È risaputo che le
multinazionali del tabacco non
figureranno più sulle fiancate
delle monoposto, occorreranno
quindi altri e robusti
introiti. Ma, Ferrari a
parte, chi investirà milioni (di
euro o dollari) per foraggiare
scuderie non competitive?
Fu
molto bello il primo trionfo
Ferrari, quello del 2000, incerto
fino all’ultimo così come tenne
con il fiato sospeso l’epilogo
della stagione ’99 anche se poi
il titolo andò agli
anglo-tedeschi; che rimpianto per
i duelli Prost-Mansell,
Mansell-Senna
e chissà come sarebbe finita tra Senna
e Schumacher
se nella curva del Tamburello lo
sterzo della Williams del
brasiliano avesse fatto il proprio
dovere…
E
chiudiamo con un volo pindarico.
Se Schumi fosse italiano si
chiamerebbe Michele Ciabattino;
immaginiamolo alla guida di una
McLaren-Mercedes o di una
Williams-Bmw invulnerabili. Come
potrebbe non provare tenerezza per
una sgangherata Ferrari?
Molti,
me compreso, se fossero in Schumacher
si rimetterebbero completamente in
discussione nel tentativo di
risollevare un team
in crisi per riportarlo se non
proprio in vetta almeno in una
posizione che conta.
Il
tedesco, che ha già messo da
parte un discreto gruzzolo,
potrebbe quindi permettersi questo
rischio. Mercedes e BMW di sicuro
lo accoglierebbero a braccia
aperte.
Non
è facile lasciare un gruppo
vincente, ma volete mettere la
soddisfazione se andando altrove
si rigenera, grazie al proprio
talento, una squadra rendendola
competitiva?
E
volete mettere il merito di
rendere più divertente questa
Formula1?
Antonio
Gagliardi
7/4/2004