Il
momento è delicato.
Girarci attorno è
inutile, la realtà va
guardata in faccia e
affrontata. Tirare i remi
in barca sarebbe solo
l'ennesimo cadeau ad una
fortuna avara di belle
novelle. Questo Napoli
assomiglia sempre più ad
un malato le cui
condizioni vanno
aggravandosi ma
lentamente. Non far niente
per - quantomeno -
alleviarne l'agonia
sarebbe altamente inumano.
L'incredibile è che del
Napoli sono noti tutti i
problemi, e ad ognuno c'è
almeno una soluzione per
risolverlo. In passato si
è sempre perso tempo,
adesso bisogna
necessariamente invertire
la rotta. Le casse sono
vuote. La squadra
campeggia nei quartieri
bassi della classifica. La
tifoseria è scoraggiata
dagli eventi. Certamente
risulta difficile
immaginare un quadro più
problematico, ma se ci si
lascia prendere dallo
sconforto neanche la
speranza di un fascio di
luce che sfascia le
tenebre, neanche quella
potrà mai esserci. Sembra
che però gli stessi
eventi finiscano con
l'agire sul Calcio Napoli
dopo gli ultimi sviluppi.
Il presidente Naldi,
nell'assemblea ordinaria
degli azionisti tenutasi
negli uffici di Soccavo il
30 ottobre, si è
impegnato a
ricapitalizzare la società
per 10,5 milioni di euro.
Entro il 31 dicembre,
Naldi dovrà dunque far
fronte ad un pesante
esborso di denaro voluto
dal professor Stampacchia,
presidente del collegio
sindacale azzurro. I 7/10
della ricapitalizzazione preventivati
lo scorso 14 luglio rappresentano una
cifra non indifferente e
due mesi potrebbero
bastare o non bastare,
chissà. Sicuramente
rimangono gli altri debiti
del presidente, quelli con
Corbelli. E in tal senso
si fanno sempre più
insistenti le voci che
vedono Capitalia
intervenire nell'impresa
Napoli, con il placet di
Franco Carraro. Le banche
nel Napoli dunque.
Paradossalmente però i
soldi cash potrebbero non
essere utili per
risollevare il malato
dalle sue attuali
condizioni. Serve infatti
un abile manager che
sappia ridare ossigeno ai
conti del ciuccio. E'
proprio dai soldi che si
parte per la costruzione
di una buona squadra, con
i soldi si possono poi
ingaggiare abili tecnici e
ottimi giocatori. Il
movimento circolare parte
dunque da un sapiente
management aziendale. Se
arrivassero i soldi, il
Napoli avrebbe bisogno di
un Baraldi. Difficile che
il Luca, dopo aver salvato
la Lazio da fine certa con
una serie di operazioni
incredibilmente
intelligenti, si rimetta
in discussione prima di
primavera 2004, periodo
pre-elettorale nella Lega
di Milano. Lo stesso -
ormai - ex amministratore
delegato degli aquilotti
non ha fatto mistero su
una sua possibile
candidatura alla
successione del
chiacchierato Galliani,
promettendo altresì di
non andare in altri club
di calcio. Qualche mese di
riposo nella sua Parma per
fertilizzare il terreno e
spegnere le voci su
"conflitti
d'interesse apriori"
che male fanno a tutti e
bene a nessuno. Le sirene
di Capitalia potrebbero
anche suonare forti,
Baraldi non ne sarebbe
attratto. Ma al Napoli
serve - sempre dopo che
sono arrivati i quattrini,
ma questo è implicito -
uno come lui. Una persona
che riesca a rivoluzionare
in senso moderno i conti
di una società di calcio,
impresa particolare e
delicata da gestire.
Sarebbe il primo passo per
la costruzione di un
grande Napoli, salvatosi
in calcio d'angolo ma
ripartito in contropiede
fulmineo. Ecco perché
anche la scelta di un
Moggi è subordinata a
quella di un Baraldi: le
nozze non si fanno con i
fichi secchi.