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C'E' ANCORA MOLTA STRADA DA FARE

Il fondo ? gi? stato toccato diverse volte, ma non ? servito perch? una volta arrivati al punto pi? basso si ? sempre cominciato a scavare. La violenza negli stadi e, pi? in generale, attorno al calcio ha origini ormai lontanissime. ? da decenni che si affronta questo problema, si fanno riunioni e tavole rotonde si spendono fiumi di parole e di denaro (che grava sulla collettivit? e non si ? ancora giunti alla soluzione del problema.

?i style="mso-bidi-font-style: normal">Cosa si pu? fare per arginare la violenza, come si possono isolare i teppisti?? ?i style="mso-bidi-font-style: normal">Non c’è niente da fare, non si pu? far nulla? fu la lapidaria risposta di Giovanni Stefano Centrone condannato a 22 anni per la morte di Marco Fonghessi accoltellato fuori San Siro dopo Milan-Cremonese nel 1984.

Fonghessi, l’ascolano Nazareno Filippini, il romanista Antonio De Falchi, il genoano Vincenzo Spagnolo sono le vittime di aggressioni all’esterno degli stadi, luoghi ormai pericolosi nonostante imponenti (e dispendiosi) servizi d’ordine.

Ma teatro di violenza non sono solo gli impianti sportivi; numerose le razzie negli autogrill, gli incidenti alle stazioni e gli agguati ai treni.

Questi ultimi costituiscono il principale mezzo di trasporto per la maggior parte dei tifosi in trasferta, spesso sono sovraffollati e contravvengono cos? alle principali norme di sicurezza.

Tutti ricordiamo il fatale rogo nel quale morirono quattro tifosi di Salerno nel ritorno dalla trasferta di Piacenza; una tragedia simile era gi? avvenuta 17 anni prima, nell?2, allorch? un tifoso romanista rimase ucciso dalle fiamme sviluppatesi nel treno sul quale viaggiava, incendio che fu appiccato dai suoi stessi compagni di viaggio.

Gli stessi treni sono stati poi oggetto di veri e propri agguati; quello pi? grave vide il 14 enne bolognese Ivan Dall’Olio riportare gravi ustioni a causa del lancio di una molotov nella stazione di Firenze Rifredi, il 15enne cremonese Davide Fornaroli fu colpito al capo da un oggetto contundente lanciato da teppisti bresciani. Il giovane, dopo alcuni giorni di coma, si colleg? in diretta telefonica con una trasmissione di un’emittente napoletana dove Diego Armando Maradona, dopo averlo rincuorato, lo convinse a tornare allo stadio. Diego Armando Maradona, capitano del Napoli pi? forte di sempre ed idolo di una tifoseria che si distinse per folklore e per correttezza.

Quei tempi sono andati; non c’è pi? Maradona, la squadra ? nelle secche della “B? e si ? vista costretta a disputare cinque partite in campo neutro e, soprattutto, a porte chiuse. Tutto questo per la folle sera del 20 settembre che rese impossibile l’inizio del derby Avellino-Napoli e culmin? con la morte di Sergio Ercolano. A differenza di quelle precedenti, questa tragedia non ? stata la conseguenza di scontri tra tifosi, ma di quella che sembra essere oggi un’inquietante moda; le aggressioni alle forze dell’ordine.

Stendendo un velo sui vergognosi insulti sentiti in alcuni stadi nei minuti di raccoglimento per le vittime di Nassiriya, fu emblematica a riguardo l’aggressione e l’accoltellamento dell’allora vice-questore Giovanni Selmin; 20 novembre ?4 si giocava Brescia-Roma con in campo una giovane promessa di nome Totti.

Ci fu una sorta di perverso gemellaggio tra pi? tifoserie accomunate da una matrice politica per un agguato non solo contro gli sbirri ma anche contro i vertici del calcio; il vice-questore si salv? per miracolo, ma quel campanello d’allarme fu sottovalutato con le conseguenze che oggi abbiamo sotto gli occhi.

Ma sarebbe profondamente sbagliato credere che il marcio nel calcio provenga solo da alcune frange di tifosi.

Gli stessi calciatori, a volte, si lasciano andare a comportamenti isterici, sleali se non addirittura violenti contribuendo ad accendere gli animi, le dichiarazioni improntate al vittimismo di quegli stessi dirigenti che si piegano alle richieste pi? o meno lecite dei tifosi, cos? come alcune trasmissioni che prima si vantano di combattere il teppismo e poi, in nome dell?i style="mso-bidi-font-style: normal">audience, trasformano i loro dibattiti in squallide risse da bar; tutto ci? costituisce un pericoloso cocktail del quale pu? essere sufficiente anche una sola goccia per provocare vere e proprie esplosioni.

Chiudiamo con un doveroso riferimento alla strage dell’Heysel.

Fu una delle pagine pi? nere in assoluto nella storia del calcio ed anche qui la gravit? delle conseguenze non si ebbe solo per colpa dell’assalto degli hooligans. Quella tragedia colp? l’Italia e l’Inghilterra; per gli inglesi ci fu l’esclusione delle squadre dalle competizioni europee e ci? comport? un profondo esame di coscienza nel football d’oltremanica. Ma fu dopo Sheffield (un centinaio di morti) che si diede un decisivo giro di vite; gli stadi inglesi sono ora sicuri, confortevoli e gli spettatori sono seduti come se stessero in un teatro.

Il problema, insomma, ? stato affrontato ed in gran parte risolto.

In Belgio ? stato demolito lo stadio di Bruxelles e in Italia si ? pianto per le 39 vite spezzate ma non sono stati presi gli stessi provvedimenti.

Sono passati quasi vent’anni e c’è ancora molta, molta strada da fare.

 

 

Antonio Gagliardi                                               27/12/2003

              

 

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