di Patricia de Oliveira    

• CHECKUPALLONE - OBIETTIVO PLAY-OFF •

1/6/2005
(Dott.ssa Patricia de Oliveira) - Quest’anno ho sentito spesso parlare della formazione emozionale, caratteriale e di personalità di una squadra. È un lavoro intenso, che non si fa da un giorno all'altro. Dipende molto dalle disposizioni dello staff tecnico, dei giocatori, di quel che si ha come obbiettivo, etc,etc... E, arrivando ai play-off, capisco che dobbiamo fare un brevissimo riassunto della stagione.
Il Napoli è nato un'altra volta. E’ come una persona che ha sofferto un incidente quasi fatale, è rimasto per molto tempo in "ospedale", senza coscienza. Quando è tornato alla luce, ha incominciato un accurato programma di ripresa fisica, tecnica e morale.. I play-off, allora, arrivano come gli ultimi esami di questo pazienti, che stanno imparando a camminare e fare scelte, dentro un nuovo corpo e con una nuova testa.
Se il processo di cura è stato compreso da tutti, chiaramente, non mancherà la necessaria serenità e nemmeno lo spirito di carica davanti alle possibili difficoltà dell'ultimo girone.
Il Calcio vive, oltre che della tecnica, anche del fattore sorpresa. Abbiamo visto Milan- Liverpool. Partita tecnicamente meravigliosa e psicologicamente perfetta, almeno per la squadra della città dei Beatles. I ragazzi inglesi hanno usato più la testa che le gambe, togliendo la pace e la concentrazione al Milan, approfittando del "buco" nella personalità della squadra italiana che, in quel momento, credeva senz'altro di aver vinto .
"Pace e serenità", altro che solo una delle più belle canzoni del mitico Pino Daniele, rappresenta anche il profilo di una squadra che ha lavorato bene e duramente per essere incoronata con il successo. Alla squadra che tecnicamente ha lavorato molto, ma che psicologicamente è un pochino più debole, resta da dire: "E po'che fà?".
Per la psicologia la motivazione è un fattore che nasce dentro l'individuo, e dipende solo da questo. Mi spiego meglio: un stipendio altissimo non sempre è un stimolo giusto per un individuo. A volte servono altri fattori, come sentimenti, riconoscimento, allegria, etc, etc… Nemmeno il migliore dei Mister al mondo è capace di spingere al massimo un atleta se questo non porta, dentro di se, un valore personale, un fattore motivazionale. La carriera di Rivaldo, - vi ricordate di lui? Secondo me, uno dei migliori giocatori che abbia mai visto giocare -, è stata ridotta ad una vita sportiva discreta dal momento in cui è stato "dimenticato" nella panchina della sua squadra (il Milan) e, piano, piano, ha perso tutte le sue motivazioni interne. Ha perso la famiglia, il prestigio. Ha perso il riferimento su di se. Ha fatto fatica per ritrovare se stesso.
La presenza continua di un counseling (consigliere), fin dall'inizio della stagione, può aiutare ogni atleta e anche lo staff tecnico a non perdere la centralità degli obbiettivi, ad accompagnare la motivazione personale di ognuno di loro, applicare tecniche precise per motivare, caricare la squadra, ma innanzitutto, saper applicare bene ogni sentimento, il momento giusto in cui usarlo e dividere ciò con i colleghi di squadra. Un buon rimedio per alleviare le tensioni prima del play-off? Secondo me: concentrazione accurata, alcuni tecniche di dinamica di gruppo, allenamento focalizzato, riposo, il nuovo film che racconta la vita del Re Pelé e, chiaramente, tanta buona musica…

Dott.ssa Patricia de Oliveira
Musicoterapeuta,
Psicologa, Counseling dello Sport

 

 

 

 

 

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