di
Patricia de Oliveira
POTENZIALE
TECNICO X POTENZIALE EMOZIONALE
Durante
i secoli, i tentativi di
rinforzare la dicotomia fra il
corpo e la mente sono stati
osservati per fino nella
letteratura. Il razionalismo
cartesiano propone la separazione
tra le due parti (mente e corpo).
Descartes credeva che l’essere
umano fosse formato di tante entità
diverse che, messe insieme,
riuniti, formerebbero il tutto,
l’UNO. In quel tempo, la
saggezza e la conoscenza umana
sono state calorosamente scoperte
nelle caverne dei “xaman” o
nei grandi barilotti degli
stregoni.
Anche
se passato molto tempo, ancora
siamo condotti a credere che le
funzioni cognitivi o mentali
dell'organismo si presentino
durante le lezioni della scuola.
Invece le risposte fisiche dicono
rispetto soltanto alle prestazioni
sportive e ad altre attività
somigliante. Così, è facile
trovare chi presume che l’unico
modo di migliorare le attività
motorie sia attraverso la pratica
costante dell’operazione in
questione.
Le
funzioni mentali e motorie sono
intimamente connesse. Un esempio
viene della evidenza
neurofisiologica, dimostrando che
quando una persona pensa su un
atto o su un movimento di una
certa parte del corpo, accade un
aumento nei registri
eletromiografici (attività
elettrica), corrispondente alla
sua localizzazione. È risaputo
che nello sport, una semplice
esecuzione delle risposte
determina, soltanto in parte, il
successo.
L’implicazione
cerebrale, nella forma dei
processi percettibili che
qualificano ad una investigazione
adatta delle piste oppure ad un
menefreghismo degli stimoli
irrilevanti e senza significato,
promuove efficacemente un
comportamento adatto al tempo. I
processi mentali interagiscono con
l'esecuzione motoria, quando
richiede le tattiche e le
strategie. Ma, la cosa più
interessante, è la scoperta in
cui le abilità
sportive possono essere
acquistate o essere mantenute,
nello stesso grado, per condizioni
di addestramento mentali, anzichè
di una attività motoria (fisica)
osservante.
We’we’,
calmatevi guagliò! Non voglio
affermare che il singolo uso
dell’allenamento mentale può
essere capace di preparare
integralmente un atleta. Il
problema, tuttavia, è che pochi
conoscono l’importanza della
pratica immaginativa adeguata (mentalizzazione),
accompagnata degli esercizi di
visualizzazione e, chiaramente, di
ottima preparazione fisica e
tecnica. Certamente, tutto
sommato, comporrà un quadro di
alta qualità e livello sportivo,
in modo individuale o collettivo.
Grande
parte dei dirigenti e degli
allenatori sportivi ancora vive
nei tempi delle caverne. Possono
giurare che lo psicologo è capace
di fare veri e grossi miracoli.
Fanno l’appello alla psicologia,
al lavoro psicologico, soltanto
quando tutti le altre risorse sono
già state utilizzate senza
successo. Insomma, all’ultimo
minuto chiamano un terapeuta per
aiutare la sua squadra, i suoi
atleti. Pensare ad un lavoro di
prevenzione nell’area della
salute mentale o ad una migliore
ambientazione emozionale e sociale
sono idee che restano nei libri.
Per il visto, molta gente c’è
bisogno di avere un accesso più
diretto a questo tipo di
letteratura. Basta guardare il
nostro calcio con più sensibilità
e profondità. Esistono molte
squadre con forte potenziale
tecnico e fisico, ma quello
psichico è catastrofico.
Sembra
che c’è molta gente che ama
certi scontri, certe difficoltà.
Nella terra delle tenebre mentali,
chi ha una frazione di neuronio
che pensa è matto!
06/08/2003
Dott.ssa Patricia de Oliveira
Musicoterapeuta,
Psicologa,
Counseling dello Sport
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