di Patricia de Oliveira    

• UN'ANALISI TECNICA INTORNO AL FENOMENO DEL RAZZISMO •

1/12/2005

(dott.ssa PATRICIA DE OLIVEIRA) - I miei nonni paterni erano una baiana bianca (forse mezza bianca), mia nonna, e un mezzo indio (figlio di un portoghese e di un'indiana), mio nonno. Invece i miei nonni materni sono ucraini. Mio fratello è biondo con gli occhi azzurri e si è sposato con una portoghese. Mio padre è cattolico, mia mamma era ortodossa fino al matrimonio. I miei nonni sono ancora ortodossi. Il nonno materno di mia madre era pure cattolico, ma frequentava la chiesa ortodossa per cantare nel coro. Ogni giorno faceva il suo spuntino pomeridiano con il suo amico e vicino di casa, un prete della chiesa Battista (evangelico) e affittava un salotto della sua casa, per le riunioni di un gruppo che studiava Allan Kardec. Ho una zia che frequenta la religione "afro-brasiliana" (Umbanda), altre zie che frequentano centri spiritualisti, zii e cugini evangelisti e per molto tempo mia madre ha studiato la parapsicologia. Parlare di "razzismo" con una storia come la mia, è complesso. Sono nata in mezzo “a'na ammuìna” culturale ed etnica e mi hanno insegnato che le differenze non esistono, giacché i miei pari sono tutti n'ata cosa..
Ho letto il bellissimo articolo di Renata Scielzo su PianetAzzuro e credo che siamo tutti stupiti dal comportamento dei tifosi dell'Inter. Comportamento non giustificabile, ma che, sotto il mio sguardo terapeutico, deve essere razionalizzato e studiato per evitare prossimi problemi di questo tipo.
Questo è un argomento del quale parlo sempre. È successo in Spagna, in Brasile, quando gli argentini sono venuti a giocare qui, e, ancora un volta, lì in Italia.
Esistono un paio di esperti (psicologi e sociologi) che cercano di capire il fenomeno e, secondo me, certi cambiamenti sono urgenti. Altrimenti i Mondiali in Germania, saranno un disastro completo.
L'odio razziale o razzismo, è considerato, per molti studiosi, una "paranoia relazionata con il gruppo" dove i membri del gruppo si sentono più legati tra di loro e proiettano i loro impulsi di deprezzamento, di distruzione e di segregazione verso membri al di fuori del gruppo. E così nasce, ad esempio, la più frequente forma di razzismo "pro-bianchi" e "anti-neri".
Abbiamo visto proprio nell'incidente di Zoro, nella partita Messina-Inter, questa forma di paranoia nata tra i tifosi. Alcuni di loro, hanno voluto "scaricare" i loro sentimenti più oscuri. Poi, al fenomeno di identità di gruppo, si è aggiunto la forza dei sentimenti, ed è venuto fuori, senza una coscienza personale, lo spettacolo dell'orrore che abbiamo purtroppo osservato a Messina. Una tipica forma di "paranoia riformatrice" che appartiene al fanatismo: una forma di megalomania espressa come tracce di carattere e di personalità, dove l'individuo è determinato a convergere il mondo sulle sue idee, e convincere tutti quanti, sulle meraviglie di una scoperta appena fatta.
Nel caso di Messina-Inter, Zoro è stato eletto e messo nel mirino. Scopo: Deprezzare la sua etnia nei confronti della grandezza di una squadra che non aveva nessun bisogno di questo tipo di aiuto. Non possiamo generalizzare, chiaramente. Molti hanno "perso la testa" perchè hanno mischiato la propria personalità a quella del gruppo. Intanto, questo non è un comportamento dell'inconscio. Preserva l'intelligenza e utilizza reazioni emozionali congruenti e appropriate ai sentimenti di grandezza.
Le soluzioni per dissolvere questa situazione, devono essere prese immediatamente. Sospendere giocatori, bloccare i tifosi nelle partite, applicare multe alle società. Pagheranno, all'inizio, persone innocenti, come Adriano, ad esempio, ma non fare nulla, significa essere d'accordo con una "malattia della società".
Consiglio un po di Musicoterapia a tutti. Chico Buarque, amante del calcio, ha scritto un brano bellissimo chiamato "Paratodos" (Per tutti). L'idea era giustamente farci capire che le differenze costruiscono una persona, la sua famiglia e tutta una nazione...

“...O meu pai era paulista
Meu avô pernambucano
O meu bisavô, mineiro
Meu tataravô baiano
Vou na estrada há muitos anos
Sou um artista brasileiro!”
 

 

 

 

 

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