RITORNO
AL FUTURO?
Il
Napoli, in queste ultime ore ha
scongiurato il rischio di non
iscrizione al campionato. La società
ha onorato parte degli ingaggi, per il
restante provvederà entro dicembre
grazie al piano spalmastipendi, e la
squadra ha firmato le liberatorie.
Si
potrà così tentare la scalata alla
Serie A, stando almeno ai programmi
della dirigenza; negli ultimi giorni
il mercato azzurro ha fatto registrare
qualche scossa, qualche altra ci sarà
nelle prossime ore dopodiché sarà il
pubblico a giudicare sottoscrivendo
gli abbonamenti.
E
dopo il pubblico la parola, anzi è
proprio il caso di dire “la
palla”, passerà al rettangolo verde
perché è lì che si decideranno le
sorti della squadra azzurra.
Per
la verità, più che i rettangoli
verdi, ora è nelle aule dei Tribunali
che si stanno “giocando” alcune
partite, ma questo è un altro calcio.
Di
certo il Napoli ha appena concluso il
suo peggiore campionato, se non altro
per la semplice ragione che non si era
mai ritrovato a lottare per restare in
Serie B, e la salvezza raggiunta può
essere considerata il classico
bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Mezzo
pieno perché se a poche giornate
dalla fine le cose erano messe davvero
male e la città era già in preda ad
una certa rassegnazione, la salvezza
ha permesso che non si spezzasse quel
filo, sottilissimo, a cui era appeso
il calcio a Napoli. Mezzo vuoto perché
ora bisogna davvero convincersi che
non basta chiamarsi “Napoli” o
rievocare campioni passati per
acquisire di diritto la permanenza a
certi livelli.
Queste
considerazioni riguardano, come
dicevamo, il “rettangolo verde”
cioè il calcio giocato, dato che
negli uffici di Soccavo la situazione
non è certo più rosea. I “salti
mortali” che farebbe Sensi se
Capello andasse a Madrid, li sta
facendo il Presidente Naldi preso
dagli impegni economici cui deve far
fronte per non parlare quelli già
affrontati.
Questa
situazione certo non giova
all’immagine del Napoli che infatti
non è più la piazza ambita di una
volta. Sì, la città esercita sempre
fascino e suggestioni, ma bisogna fare
i conti con la diffidenza di alcuni
calciatori che non sono entusiasti di
scendere di categoria, ma soprattutto
di giocare per una società che non
riesce a venir fuori da un impasse che
dura ormai da un decennio.
Guardando
poi in televisione immagini che
riportano agli anni dei trionfi, oltre
a provare una certa nostalgia, può
capitare di chiedersi cosa deve
succedere perché si possa rivivere
quel passato o, per meglio dire,
ritornare al futuro.
Questa
è una domanda da un milione di
dollari. Qui l’ultima parola non
spetta certo ai rettangoli verdi o
alle aule di Tribunale, bisognerebbe
interpellare qualcuno molto più in
alto.
2/7/2003
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