SE QUESTO E' UN ARBITRO

 

Scrivere a caldo è vigliacco? Non scrivere è ipocrita. La farsetta di San Siro che ha visto protagonista il guardalinee Claudio Puglisi non è passata inosservata. Affatto. La polemica si è sollevata come la polvere al soffiar del vento anche per il giocondo Farina di Novi Ligure, sorpreso a disquisire con i giocatori del Lecce sulle loro capacità tattiche ("giocate come una squadra di terza categoria"). "Mister" Farina è finito sotto inchiesta ed è stato sospeso, così come il signor Puglisi. Il passaggio su un assistente apparentemente rimbambito è utile a capire una buona fetta dei mali del calcio. Basta fare una telefonata con il prefisso 0383 (Voghera) per venire a conoscenza che amici di Puglisi attestano la pazza fede per il Milan di un assistente di altissimo livello (ahi ahi). Al punto che questo noto assicuratore è stato visto allenarsi con la maglia di Shevchenko. Sono ormai secoli che gli uomini non sono più mossi dalla fredda massima del "due più due fa quattro", ma a volte questa amara pillola di saggezza andrebbe ingoiata. Ma insomma: si allena con la maglia di Sheva, con lui il Milan ha vinto otto volte su dieci e allora, che si fa? Lo si continua a mandare a partite del Milan. E alla fine, annulla per fuorigioco inesistentissimo un gol regolarissimo della Lazio. Contro il Milan. Come on, la cultura del sospetto... ma sì, saranno anche tutte coincidenze...ma che coincidenze! Un appassionato del Milan che ogni qual volta dirige il Milan puntualmente il Milan vince. Milan, Milan, Milan. Tre volte ripetuto, così come egli stesso avrà cantato la sera della finale di Champions League. E allora vien da pensare a tutte quelle idiozie che vengono tirate fuori da un cilindro di seta per "agevolare il lavoro dell'arbitro": improbabili moviole in campo, costosissime cellule fotoelettriche per i gol fantasma, micriochip alle bandierine degli assistenti. Ma se è l'assistente che è prevenuto, nemmeno una longa manus di Bill Gates su tutti i campi d'Italia risolverebbe il problema. Se poi Farina si permette di offendere dei giocatori che invece dovrebbe tutelare (non è forse anche questo il compito che ha un arbitro?), allora siamo al dessert. La frutta l'abbiamo già consumata al termine di un luculliano banchetto, servitori d'eccezione i vari Nucini, Puglisi e tanti altri. Quale può essere una soluzione al problema? Mettere un chip nella testa degli arbitri? Anche loro sono esseri umani e vanno soggetti a passioni e ad errori, ma bisogna, a questo punto, eliminare del tutto la mala fede. Perché anche i tifosi stiano sereni. Come, come fare ciò? Non bisogna pensare a qualche assurdità paratecnologica. Basta molto meno. Introdurre quello che risolverebbe il 99% dei mali arbitrali (l'1%, lo staffinococco da fischietto, non è eliminabile): il professionismo. Cosa frega a Puglisi se adesso resta fermo per tre domeniche se poi il pane a casa lo porta con le assicurazioni? Cosa frega a Farina se è costretto a guardare la Tv di domenica per un bel po' se poi ha un altro lavoro che gli consente di sfamarsi e di approfondire i suoi studi sulle tattiche dei campionati minori? Niente. Se però quello di arbitro, quello di assistente diventasse il suo esclusivo lavoro, Puglisi prima di alzare la bandierina metterebbe sulla bilancia da una parte la passione rossonera, dall'altra un bel gruzzoletto di euro. Così come Farina terrebbe a freno le sue abilità dialettiche per salvaguardare lo stipendio settimanale. La soluzione, come si vede, è molto semplice. Costerebbe troppo? No. Il giusto. Un piccolo contributo in più da parte di tutte le società che in tal modo starebbero ben più tranquille. Forse però il problema è un altro, non sradicabile. Forse ad alzare la bandierina di Puglisi non è stata solo la sua milanite ma uno zefiro proveniente da Via Allegri. O da Via Rossellini. Chissà. Di questi tempi, le perturbazioni sono frequenti. Gli spostamenti d'aria ancora di più. E allora piangiamo (o ridiamo) sulle spericolate imprese di un guardalinee tifoso e fermiamoci qui. Andare oltre, non servirebbe a molto. La denuncia, però, va fatta. 
 

 

Marco Santopaolo                                 25/10/2003

 

 

 

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