SOLITA NAPOLI, SOLITO NAPOLI

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Non funziona niente a Napoli, neanche lo stadio che ospita la squadra della città. E’ bastato un temporale, se pur dall’incredibile intensità, per inginocchiare una città sempre a braccetto con la precarietà. Un bollettino di "guerra" il bilancio dei danni, comunque ancora allo stato germinale.

Spogliatoi, palestre, sala stampa, sala interviste, bar, uffici, magazzini, centrale termica: l’acqua e il fango hanno riempito tutto, sfondando porte, distruggendo ogni cosa. "Il peggio è passato ­ spiega il dirigente del servizio edilizia sportiva del comune Di Palo -. Danni strutturali alle fondamenta non ce ne sono stati. Stiamo liberando il fossato e siamo riusciti ad arrivare agli spogliatoi. Si opera con difficoltà ma l’obiettivo è chiudere i lavori entro 90 giorni. È una lotta contro il tempo. Bisogna fare in fretta perché nelle condizioni attuali altra pioggia l'impianto non ne potrà sopportare".
Allo stadio di Fuorigrotta c’è un peregrinare continuo di dirigenti, assessori, tecnici ed esperti. Sulla questione San Paolo è intervenuto anche l’assessore comunale, il repubblicano Alfredo Ponticelli, fino a giugno presidente della Commissione Impianti Sportivi del Comune di Napoli. "Conosco il problema, me ne sono occupato a lungo, in sintonia con l'assessore allo sport Giulia Parente. In passato c’erano già stati allagamenti ma meno gravi. Sul San Paolo bisogna intervenire radicalmente, questa è sicuramente l’occasione per risolvere definitivamente i problemi strutturali dell'impianto. Bisogna farlo presto e bene. Lo stadio che chiude per vari mesi rappresenta un enorme danno per la città e per tutti gli sportivi che seguono con passione il calcio".

Braccia e ruspe sono al lavoro, ma la prima pulizia porterà via almeno una settimana. Solo allora si potranno fare verifiche e conti seri. Bilanci definitivi dei danni e dei relativi tempi di guarigione del San Paolo, dei denari che serviranno. Potessero abbattersi i tempi della burocrazia i cinque mesi programmati potrebbero anche dimezzarsi. Ma si sa’ come vanno queste cose al sud…Intanto, il Napoli valuta le disponibilità di altri impianti in Campania. Tra i candidati: quelli di Avellino, di Benevento e di Torre Annunziata. Calendari alla mano, l’unico libero da impegni il 30 di settembre è quello di Benevento. Ragion per cui è lecito aspettarsi che nelle prossime ore arrivi, ufficiale, l’annuncio che Napoli- Cagliari si giocherà proprio al Santa Colomba.

Ma il Napoli sarà comunque costretto a peregrinare da impianto a impianto in attesa del ripristino della funzionalità dello stadio di Fuorigrotta. Una situazione questa che avvilisce De Canio.

E allora è probabile che i dirigenti azzurri si attivino per tentere di trovare una soluzione che sia anche definitiva. Un campo che ospiti il Napoli sino a quando non potrà tornare al San Paolo.

Da Torre Annunziata i dirigenti dell’InterSavoia, la nuova squadra nata dalla fusione dell’Internapoli e dello scomparso Savoia, fanno sapere di non gradire l’alternanza al Giraud col Napoli. Complicata anche la soluzione Partenio per i problemi logistici derivanti dalla la contemporanietà di incontri casalinghi per gli irpini e gli azzurri. Insomma il Napoli pare destinato ad una vita da nomade la qual cosa fa disperare De Canio che avverte tutta la precarietà in seno a tutto l’organigramma partenopeo e ora anche questo nuovo intoppo a complicare tutto. Un castigo severo quello di Giove Pluvio alla truppa sempre più sbandata del tecnico lucano che ha impedito ai giocatori di esibirsi nella loro dimora. "Il San Paolo seppur vuoto era pur sempre un piccolo vantaggio; -questa l’analisi di De Canio- gli avversari erano costretti ad un pedaggio. Se avevamo un questo favore, ora non l’abbiamo più…Peggio ancora sarebbe andare a giocare ora su un campo, poi su un altro, poi su un altro ancora. Ci verrebbe a mancare anche un minimo di riferimento. Sarebbe tutto più precario. Ma - spara De Canio - il Napoli questo senso della precarietà ce l’ha per tante cose. Speravo di poter lavorare più serenamente, ma sono un allenatore e il mio obbligo è cercare di fare risultato e basta. Non importa come e non importa dove".
Cinque mesi senza stadio: qual è il rischio più grande che corre questa squadra? "Un ulteriore, forzato, allontanamento dei tifosi". Rischia di diventare un ulteriore alibi questo del San Paolo devastato dall’acqua per una squadra che fino ad ora ha dimostrato di non avere voglia di giocare. "Sento dire spesso che questo o quello non possono essere alibi…Giusto. Ma bisogna essere anche un po’ realisti. Non vorrei, insomma, che dietro questa storia degli alibi impossibili ci fosse poi la voglia di dimenticare o nascondere problemi a volte molto seri".

di Vincenzo Letizia

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