di Patricia de Oliveira            

 

Ciao a tutti amici di PianetAzzurro,

Questa settimana vorrei fare un discorso che nasce nell’immensa diversità religiosa del mio Paese, ma che alla fine arriva allo sport di tutto il mondo. Questo articolo riguarda principalmente i dirigenti dello sport e tutti quelli dello staff tecnico delle diverse modalità sportive.

è ancora evidente, nel secolo XXI, il credo nei poteri dei maghi, stregoni, e in tante altre forze oscure che influenzerebbero le persone e le attività umane. Non ho niente contro di loro, chiaramente. Tuttavia, la scienza ed i suoi mezzi di ricerca sono sufficientemente avanzati per offrirci risultati specifici e controllati.

Una volta ho letto che un tifoso stava proponendo di fare una fattura di gruppo per cercare di proteggere la squadra da una imminente sconfitta. Devo dire che la “fede” è importante, più che bella. Ma ci vuole anche un po' di dinamica scientifica. Un po' di attività emozionale controllata. Non voglio entrare nel merito delle questioni che riguardano la fede o la determinazione religiosa di ognuno di noi. Voglio invece parlare della forza emozionale che abbiamo dentro, che ci può spingere su.

Parliamo, ad esempio, del caso di un atleta lesionato. Il suo tempo di ricupero può essere ridotto se questo utilizza le tecniche di visualizzazione, esercizi immaginativi o viso-motori. Queste tecniche permettono il mantenimento dei riflessi, dall’auto-stima, dell’equilibrio emozionale e del controllo dell’ansia.

Qui in Brasile abbiamo avuto un’atleta che, infortunato, ha cercato l’aiuto ad un “Pai de Santo” – ( figura importante nell’Umbanda). La mia tristezza è che, alla fine, nessuno ha avvisto dei benefici che un lavoro psicologico può creare se fatto con responsabilità e disciplina.

Purtroppo è la nostra cultura...Cercare la strada più facile, più rapida e la meno polemica, la meno dolorosa. Questo serve per tante cose nella nostra vita: giustificare il lavoro che non va bene, il matrimonio che va male, la salute trascurata, oppure  la solitudine o i sogni non raggiunti... Meglio cambiare lavoro per non cambiare abitudini; meglio non dire mai niente al coniuge, per non soffrire con le risposte; meglio buttare la colpa al destino che assumere la propria colpa...

Nello sport, la pratica culturale rivela la superstizione che, in generale, è lo specchio fedele del meccanismo di rappresentazione sociale di un gruppo.

Nel periodo Medievole, quando la filosofia e l’epistemologia (filosofia della scienza) hanno guadagnato un vero spazio nelle oscure caverne, lontani delle maglie dell’Inquisizione, l’essere umano contava con poche risorse di sopravivenza nell’ambiente. Le regole dell’epoca  favorivano un’inquestionabile continuità dei valori e dei modelli comportamentali. Nessuno poteva essere osato a punto di mettere i dogmi in discussione. Quelli che hanno fatto, oppure rischiavano di farlo, hanno dormito carbonizzati.

Oggi, questo quadro è cambiato (però, purtroppo non molto!). L’essere umano cerca l’ampliamento dei suoi orizzonti e delle risorse offerte per la scienza con l’intenzione di ridurre il sofisticato “hall” delle sue necessità.

Attualmente, le scienze dello sport sono sufficientemente sviluppate. Però, la resistenza è ancora grandissima da parte di molta gente che guida lo sport nei diverse Paesi del mondo. Lasciare le cose come stanno, continuamente uguale, per poter vedere come resteranno dopo, sembra d’essere il nascondiglio obbligatorio di quelli che ancora riluttano ai cambiamenti necessarie e richiesti per lo sport moderno. Chi perde con questo, alla fine, sono gli atleti e lo sviluppo dello sport nel suo insieme. Negli Stati Uniti, Cuba, oppure in tanti Paesi dell’’est europeo, sono rare le squadre che ancora non hanno, nel loro staff tecnico, un counseling sportivo. Attualmente, il progresso delle scienze che se applicano allo sport, come la Biomeccanica, l’Imunologia, la Psicologia e la Pedagogia è in crescita. La tendenza sportiva, in un medio periodo di tempo, riflette il paradigma teorico della “Selezione Naturale”, proposto da C. Darwin: i più forti, resistenti e preparati saranno meno suscettibile alle pressione e difficoltà  dell’ambiente, e così saranno più capaci di vivere e resistere. Ci manca ancora riconoscere lo sviluppo scientifico di tutte le attività che aiutano il perfetto rendimento dell’atleta e dello sport. I talenti dello sport devono essere conservati in nome della gioia, della creatività e dell’espressione morale ed emozionale del popolo. Cercare di risolvere i problemi passando sopra non ci fa arrivare da nessuna parte. La preghiera, la “macumba”, la fattura, o quello che sia parte dal credo di una persona può aiutare... E vi posso dire io, che il numero dei brasiliani a fare la “macumba” nel Mondiale scorso a favore dal Brasile non è stato poco. Ma se il Mister Luis Felipe Scolari non fosse stato colpito dalla scienza, modernizzando la sua squadra con le tecniche della Psicologia dello Sport, nemmeno 100.000 candele rosse sarebbero bastate per farci vincere!

I miracoli esistono, ma quando la testa ci aiuta...

Dott.ssa Patricia de Oliveira

Musicoterapeuta e Psicologa

Specializzata in Terapia della Comunicazione

e Terapia nello Sport  

patricia.br@libero.it 

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