Pier
Paolo Marino,
direttore generale
dell'Udinese, sarebbe
felice di tornare a
Napoli
“TROVATE
UN BERLUSCONI NATO AL
SUD”
L'ex
direttore sportivo di
Avellino, Napoli e
Roma crede alla lotta
contro il doping
annunciata da Galliani.
Per lui le accuse di
Spinelli contro il
Palazzo sono il frutto
di uno sfogo
momentaneo. Tifa
sempre Napoli ed
auspica l'arrivo alla
presidenza azzurra di
un magnate alla
Berlusconi.
Quando
si dice “la classe
non è acqua”. Noi
aggiungiamo che anche
la professionalità
non è acqua quando il
soggetto interessato
risponde al nome di
Pier Paolo Marino,
direttore generale
dell'Udinese.
Lo
abbiamo inseguito per
alcuni giorni senza
riuscire a parlare con
lui. Tanti gli
impegni, le riunioni
che si accavallavano
nella sua agenda.
L'Udinese è una
società piccola ma
dall'organizzazione
complessa e
ramificata, che
assorbe in maniera
totale il suo tempo.
Ma
Marino non ha eluso la
richiesta del
giornalista che lo
stava inseguendo per
intervistarlo. Se
Napoli chiama Marino
risponde e
alla fine
dell'ennesima giornata
fatta di impegni fitti
ha alzato il telefono
e ci ha chiamato.
“Lei
è di PianetAzzurro?
Mi dica ...”.
Napoli
ed il Napoli non si
dimenticano, così
come una Coppa Italia
ed uno scudetto, oltre
ad un terzo posto. E
poi Italo Allodi, un
grande maestro, il
fantastico pubblico
del San Paolo, le
magiche giocate del
pibe.
Direttore,
prima di parlare del
Napoli ci dica di
questa iniziativa del
suo presidente. E'
vero che
farà mettere
la moviola in campo a
disposizione del
quarto uomo ed anche
dei monitor nella
tribuna stampa dello
stadio “Friuli”? A
che punto è la cosa?
“Questa
è una domanda che
bisognerebbe rivolgere
al presidente”.
Lei
non sta seguendo
questa iniziativa?
“No,
è un'iniziativa del
presidente di cui si
sta occupando lui. Io
non ne so nulla”.
Forse
quella di Pozzo è
stata solo una
provocazione, fatta
non a caso in diretta
televisiva nell'ambito
del Processo di
Biscardi. Anche
l'Udinese è stanca di
subire torti arbitrali
ed il presidente ha
pensato bene di dare
un avvertimento al
“Palazzo”.
Se
Marino non sa nulla
della moviola
sicuramente, invece,
segue una
straordinaria rete di
osservatori,
capeggiata da Manuel
Gerolin e Andrea
Carnevale, con
Barbadillo capo della
rete regionale.
Un'organizzazione
perfetta, che ha fatto
dell'Udinese una delle
più belle realtà del
calcio italiano.
“E'
un'organizzazione
frutto di anni di
lavoro, costruita nel
tempo e portata avanti
con caparbietà dalla
proprietà, che ci ha
creduto fermamente”
ha confermato Marino.
Direttore,
recentemente un vostro
ragazzo è stato
scoperto positivo alla
cannabis. Lei ha
subito preso posizione
disponendo controlli a
tappeto su tutto il
settore giovanile.
Dopo
le recenti
dichiarazioni di
Galliani, che ha detto
che chi non si
sottopone ai controlli
sangue-urine non può
giocare in nazionale,
lei crede che
finalmente le autorità
calcistiche vogliano
intraprendere una
lotta seria contro il
doping?
“Innanzitutto
voglio precisare che
quello che è successo
al nostro ragazzo non
è un caso di doping
vero è proprio ma
riguarda il sociale.
Si tratta di un
ragazzo che ha fumato
uno spinello, come
tanti altri al giorno
d'oggi. In generale
penso che il mondo del
calcio sia molto
attivo nel campo del
doping. Credo alla
volontà espressa da
Galliani di una dura
lotta contro l'uso di
farmaci proibiti,
anche se secondo me
nel calcio questo è
un fenomeno marginale.
Io, in quasi
trent'anni di
carriera, non ho mai
visto circolare
sostanze strane. Non
confondiamo una
semplice aspirina con
il doping”.
Si,
però un atleta
professionista è
inevitabile che prenda
degli integratori...
“...
ma sono integratori
forniti dai medici
sociali, assolutamente
normali per atleti che
hanno bisogno di
reintegrare i sali
minerali e che
spendono tante energie
durante un impegno
sportivo. Ripeto, il
calcio è molto più
pulito di tanti altri
sport”.
Senta,
Aldo Spinelli,
notoriamente un
moderato, ha sbattuto
la porta in lega e ha
accusato Juve e Milan
di essere le padrone
del calcio italiano.
Come valuta le sue
dichiarazioni?
“Sono
un amico di Spinelli,
un presidente che
stimo. Lui è un uomo
passionale ed ha fatto
quelle dichiarazioni
in un momento di
rabbia. Non le
condivido. Penso che
si sia trattato di uno
sfogo un po' eccessivo
e che, passata la
rabbia, tornerà
ad un
atteggiamento più
tranquillo”.
Bene,
passiamo al Napoli. Ma
lei è sempre tifoso
della squadra azzurra?
“Certamente,
come potrei non
esserlo. Io sono un
grandissimo tifoso del
Napoli”.
Quest'anno
nella rosa ci sono
tanti nomi importanti,
basti pensare a
Dionigi, a Savoldi, ad
Olive, a Vidigal. In
panchina si sono
avvicendati due
allenatori bravi,
l'emergente
Agostinelli ed un
esperto come Simoni.
Eppure la squadra non
fa gioco e,
soprattutto, ha una
difficoltà tremenda a
fare gol. Come si
spiega questo
clamoroso flop?
“Si
spiega con il problema
societario, che si
riflette
inevitabilmente
sull'affanno della
squadra. Il problema
finanziario della
società è imponente
e questo condiziona
tutto il settore
tecnico, dai
calciatori allo staff,
i quali non hanno la
tranquillità
necessaria per operare
al meglio”.
Lei
conosce molto bene
l'ambiente. Quanto
incide anche
quest'ultimo sullo
scarso rendimento
della squadra?
“Non
è l'ambiente ad
incidere
negativamente, anzi si
sente la mancanza del
pubblico rispetto al
passato. La gente a
Napoli è capace di
trascinare la squadra
alla vittoria e lo ha
dimostrato in tante
occasioni. Adesso,
invece, il pubblico è
assente”.
Voci
insistenti dicono di
un sicuro divorzio a
fine stagione tra il
Napoli ed il suo uomo
mercato, Giorgio
Perinetti. Chi
consiglierebbe a Naldi
per sostituirlo?
“Più
che di un uomo mercato
a Napoli ci sarebbe
bisogno di un manager,
di una figura che
sappia gestire sia le
questioni aziendali
che quelle legate alla
squadra. E' difficile
trovarla, ma se anche
ci fosse, prima
bisognerebbe trovare
una persona che abbia
la possibilità di
risolvere i problemi
economici”.
A
proposito di
presidenti, in un
recente sondaggio su
un sito napoletano,
che ha coinvolto circa
cinquemila votanti, i
tifosi auspicano il
ritorno di Ferlaino
alla guida del Napoli.
Sarebbe un bene o un
male per la società?
“Beh,
il sondaggio dimostra
innanzitutto la
volubilità del
pubblico napoletano.
Ferlaino è stato
costretto ad andar via
a furor di popolo ed
ora se ne chiede il
ritorno. E' giusto che
venga ricordato
positivamente per i
buoni risultati che ha
saputo ottenere, ma
non può essere lui la
soluzione. Non credo
sia in grado di
risolvere gli attuali
problemi. Non è una
questione di persone,
ma di soldi. Ci
vorrebbe una sorta di
Berlusconi nato al
Sud”.
Intanto
Naldi sta puntando
sulla gestione dello
stadio San Paolo.
Secondo un recente
studio di fattibilità,
con un investimento di
circa 35 milioni di
euro lo stadio
diverrebbe una
struttura capace di
produrre buoni
profitti. Basterà
un'iniziativa del
genere a risollevare
le sorti del Napoli?
“E'
una soluzione che non
mi convince perché
non immediata ma di
prospettiva. Quello
che serve è una
soluzione urgente che
riporti subito il
Napoli in serie A e
gli faccia recuperare
gli introiti dei
diritti televisivi”.
Allora
non crede nemmeno all'azionariato
popolare ed alla Lega
Azzurra?
“E'
un'iniziativa
ammirevole ma non si
può pensare di
risollevare il Napoli
con il sangue dei
tifosi”.
In
Italia è
un'esperienza nuova.
Napoli potrebbe
imitare Barcellona.
“In
Italia non c'è la
mentalità giusta. E
poi lo scenario
sociale ed economico
attuale
non consente
alla gente, alle
famiglie di
partecipare alla
gestione di una società
di calcio. I costi
sono troppo alti”.
Se
ci fossero le
condizioni giuste ed
il Napoli la
chiamasse, tornerebbe
ad occupare un ruolo
in società?
“Si.
Se la società avesse
la possibilità di
operare con
tranquillità dal
punto di vista
economico per me
sarebbe bellissimo
tornare a Napoli”.
Senta,
per concludere, è
vero che ci fu il suo
zampino nell'arrivo di
Maradona?
“E'
vero. La cosa partì
da me. Fui io a
segnalare che Diego
aveva rotto con il
Barcellona e che c'era
la possibilità di
portarlo in Italia”.
Rino
Scialò
4/3/2004