Non
c'è che
dire, i nomi
che girano
attorno a
Napoli in
questi
giorni sono
pezzi
grossi.
Figuriamoci
se non
poteva
essere così.
Il genio
maligno
parlerebbe
di passaggio
ineludibile
per
accaparrarsi
gli ultimi
consensi di
elettori
indecisi. La
situazione
attuale del
Napoli
induce
invece a
considerare
seriamente
l'ipotesi di
un
interessamento
di
"pesci
grossi"
dell'imprenditoria
e dei
mercati
finanziari.
Diversamente,
il Napoli
potrebbe
considerarsi
già finito.
Restano
pochi
giorni,
pochissimi. E
ogni ora che
passa è
polvere che
scorre in
una
clessidra
capovolta
che è la
vita del
Calcio
Napoli. In
questo
momento
serve uno
che i soldi
li abbia. E
che ne abbia
davvero
tanti, da
poterli
sganciare
sull'unghia.
Non subito,
ma che possa
garantire di
poterli
versare
entro un
mese. Naldi
e Corbelli,
due strade
diverse con
lo stesso
fine:
salvare il
Napoli.
Difficile
dire dal
fallimento
della società
chi fra i
due soci
litiganti ne
uscirebbe
peggio.
Naldi è
andato in
tribunale
per
sollecitare
le mosse di
Corbelli: ha
preferito
questo modo
per
chiedergli
di trovare
il Paperone
di turno
anziché
telefonargli
e spiegare
la
situazione.
Un modo
brusco ma
forse
necessario:
sai quanto
avrebbe
fregato al
re delle
televendite
che il
Napoli sta
finendo? Così
il bresciano,
dopo una
lunga
permanenza
in riva al
golfo per
questioni
elettorali
è partito
alla volta
di Milano
alla ricerca
del pezzo da
novanta. Ha
fatto scalo
a Roma dove
non ha
ricevuto
risposte. E'
andato a
Milano: così
così. E'
andato in
Veneto, Luis
Gallo (che
dal
fallimento
del Napoli
perderebbe
otto
miliardi del
vecchio
conio) al
cellulare e
il cavalier
Setten al
tavolino:
perplesso il
patron della
Record
Cucine che
però non ha
chiuso le
porte. Così
Corbelli è
tornato al
sud: un giro
in Calabria
e poi di
nuovo a
Napoli a
parlare con
la Lega
Azzurra, in
grado di
sostenere il
Napoli che
verrà. Nel
frattempo, la
prima mossa
di Naldi è
stata quella
di correre
al Comune.
Ha illustrato
la questione
al sindaco
Jervolino.
Poi è
andato anche
dal
governatore
Bassolino. I politici
si sono
attivati:
sai che immagine
se avessero
detto
"no"
con l'election-day
alle porte?
Le bollette
a Palazzo
San Giacomo
arriveranno
salatissime
il prossimo
bimestre:
via ad una
consultazione
di
imprenditori
napoletani,
nel
frattempo
Naldi si è
attivato per
cercare denari
per 9
milioni di
euro, somma
per ricapitalizzare
nell'assemblea
del 14
giugno. La
madre delle
date nel
futuro del
Napoli. Di
certo non si
può dire
che la
sindaca non
abbia
lasciato
strade
intentate:
ha
contattato gente
facoltosa,
molti hanno
scosso la
testa. No,
il calcio è
un'impresa a
perdere, non
ci vogliamo
rovinare
come ha
fatto Naldi.
Disperati,
sindaco e
governatore
si sono
affacciati
alla
finestra ed
hanno visto
il mare, poi
il porto.
Perché non
provare?
Certo, ci
sono
armatori e
armatori,
comandanti e
comandanti
(esempi:
Antonino
Pane e
Achille
Lauro) ma in
fondo il
Porto
pullula di
opportunità.
Così il
pensiero è
stato
rivolto
verso chi
figura nella
top ten. Per
motivi già
spiegati. Il
primo nome
venuto a
mente è
stato quello
di Gianluigi
Aponte,
sorrentino
di nascita
ma ginevrino
di adozione.
Il secondo
armatore al
mondo con la
sua MSC
Crociere
Italiane. La
M/n Armonia
(un gioiello
della
compagnia)
è tra
l'altro
sbarcata a
Napoli a
fine maggio.
Una delle
300 navi di
proprietà
di Aponte,
nel settore
da più di
quindici
anni e che
di tanto in
tanto si
concede un
po' di relax
nei week-end
trascorsi
nella sua
suggestiva
villa
sorrentina.
2,5 miliardi
di dollari
il fatturato
di quello
che a
ragione può
essere
considerato
un colosso
dello
shipping
internazionale,
possibilità
di
autofinanziamento
illimitate.
Ma c'è chi
giura che
Aponte, al
posto del
calcio,
investirebbe
un
gruzzoletto
di miliardi
per comprare
un'altra
nave
porta-containers.
Non è il
solo, Aponte,
ad essere
stato
interpellato
dalle parti
del Porto di
Napoli.
Anche la
società
cinese "China
Ocean
Shipping (Group)
Company"
(COSCON), socia
di Aponte in
alcune
operazioni e
fra le prime
sei nel
mondo nel
suo campo,
avrebbe
manifestato
l'intenzione
di dare una
mano al
Napoli.
Riscattando
anche la
magra figura
fatta dal
connazionale
Song nella
vicina Palma
Campania,
società
sull'orlo
del collasso
finanziario.
Attiva nel
settore
portuale con
600 navi
mercantili
di proprietà
e con oltre
quarant'anni
di storia,
la COSCON
non avrebbe
voltato le
spalle alle
istituzioni,
in attesa
naturalmente
di
verificare
le
intenzioni
del socio
Aponte. Per
capire
l'esito di
queste
trattative
condotte
dalle
istituzioni
- e, nel
caso dei
veneti, da
Corbelli e
Gallo -
bisognerà
attendere
molto poco.
Il 14 in
misura
diretta o
indiretta
avremo una
risposta.
Senza
ulteriori
rinvii: in
assenza di
risposte e
di
possibilità
concrete di
salvezza,
Naldi o chi
per lui non
andrebbero a
bruciare
altri
milioni
senza che il
Napoli possa
essere tolto
dalle mani
del
Tribunale o
da quelle -
sempre
pericolosissime
- della
Procura
della
Repubblica.