UN SISTEMA MARCIO

   

L'inibizione inflitta al presidente del Palermo Maurizio Zamparini non è altro che una faccia della stessa medaglia conferita al pallone per i suoi alti valori. L'altra parte dell'aureo trofeo vinto senza dubbi di sorta dal nostro sistema, ha il volto di un giocatore, Cristian Campi, squalificato anche lui per otto lunghi mesi. Cosa hanno in comune due uomini di calcio, l'uno conosciuto l'altro meno? Per dirla in parole poverissime, il non-rispetto delle regole. Ad essere buoni, presidente e calciatore non hanno osservato le norme che regolano le attività sportive italiane. Causa attacco improvviso di pignoleria, da un attento esame sui due casi è risultato che mentre Zamparini continuava a possedere due società dello stesso campionato (Palermo e Venezia), Campi telefonava ad un ex compagno di squadra ma avversario in una gara decisiva per proporgli una sorta di "tangente" nell'ordine di addomesticare il risultato a favore della sua squadra. La partita in questione è Albinoleffe-Pisa, finale play-off di C1-a del 15 giugno scorso: fu il calciatore della matricola lombarda, Alberto Bernardi, a ricevere la telefonata dall'ex compagno ai tempi dell'Alzano, ma allora calciatore del Pisa. Campi nella telefonata incriminata (e accertata in seguito all'esame dei tabulati telefonici) riferiva a Bernardi che un emissario della sua società - da lui non riconosciuto - lo aveva avvicinato proponendogli di contattare cinque giocatori della formazione avversaria perché la promozione in B del Pisa era troppo importante. Il risultato della gara sorrise all'Albinoleffe, che volò in cadetteria grazie al 4-2 della finalissima. Sembrava chiuso anche l'ultimo strascico di uno spareggio amarissimo per il Pisa, penalizzato dalla stessa Disciplinare di un punto in classifica (responsabilità oggettiva). Adesso si aspetta il giudizio in merito della CAF, organo al quale presenteranno ricorso il calciatore e lo stesso Pisa, apparso ad ogni modo estraneo alla vicenda. 
Tornando a Zamparini, fatali al presidente del Palermo sono risultate delle fideiussioni escusse a favore del Venezia nello scorso mese di dicembre. In sostanza, è risultato che Zamparini abbia versato dei soldi nelle casse del club veneto dopo che aveva dichiarato di aver venduto la società a Franco Dal Cin (fermato per quattro mesi). L'indagine ha preso corpo dalla denuncia dell'imprenditore milanese Claudio Carrano, che firmati due preliminari di acquisto non riusciva mai a concludere la trattativa per l'acquisto del club con Dal Cin. Apprese le decisioni, Zamparini ha urlato per la decima volta in un mese di voler abbandonare il calcio , ma che prima chiederà un maxi-risarcimento danni. Entrambi, insomma, presenteranno ricorso. Delle due l'una: o i due sono colpevoli, o la giustizia sportiva non funziona. Una cosa è certa: quale che sia la soluzione della spinosa questione, questo sistema è marcio. E i due casi in esame non sono altro che due gocce in un oceano fatto di pesci grossi che vengono a galla solo grazie agli attacchi di pignoleria. Merce sempre più rara.
 

 

Marco Santopaolo                                                18/10/2003

 

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