Come
volevasi dimostrare, la Coppa
America si disputerà nel 2007 a
Velencia (Spagna).
Alzi
la mano chi credeva che Napoli
potesse realmente essere
prescelta; certo, lo speravano
tutti ma si trattava di una
speranza più che di una concreta
convinzione.
A
Valencia c’è festa nelle
strade, “Fantastico,
fantastico” ha urlato Manuel
Casanova, presidente del Real Club
Nautico Valencia; “Vittoria
storica” gli ha fatto eco il
sindaco Rita Barberà fino ad
arrivare, sempre più in alto,
alle congratulazioni del re Juan
Carlos che, al telefono con il
Primo Cittadino, ha proclamato “una
vittoria per tutta la Spagna”
la scelta della sede per la 32°
Coppa America.
Il
Comune di Valencia, grazie alla
manifestazione, avrà un imponente
giro di affari stimabile
nell’ordine di 1,3 miliardi di
€ in aggiunta alla creazione di
10.000 posti di lavoro.
Venendo
agli esclusi è logico che ora a
Napoli regni la delusione; le
massime autorità cittadine, il
presidente della Regione Bassolino
fino ai presidenti dei vari
Circoli partenopei accettano il
verdetto di Bertarelli con
l’amarezza di chi ritiene di
aver subìto uno sgarbo.
È
come essere stati sui marciapiedi
di una stazione in attesa
dell’arrivo del treno e di
averlo visto passare senza che si
sia fermato.
Il
Sindaco Rosa Russo Iervolino, a
caldo, si chiedeva se non avesse
giocato un ruolo decisivo la paura
di attacchi terroristici o, più
semplicemente, il rapporto di
amicizia tra Bertarelli e re Juan
Carlos ma ciò non distoglie
l’attenzione dall’obiettivo
che ci si era prefissati prima,
ossia la ricostruzione di Bagnoli.
Probabilmente
è stato proprio questo il punto
decisivo in favore della città
spagnola: la mancanza di
strutture.
Oltretutto
Napoli non ha mai avuto un
rapporto felicissimo con eventi di
rilevanza internazionale; basti
pensare ai Mondiali del ’90 per
ricordarsi di tutte le promesse
fatte per migliorare viabilità e
servizi e, dopo quindici anni, non
ancora mantenute oltre alle
pessime condizioni dello stadio
San Paolo.
“Se
l’opera per la ricostruzione di
Bagnoli fosse cominciata dieci
anni fa il verdetto sarebbe stato
diverso”: il commento
dell’avv. Antonio Maione, patron
della Pompea Napoli Basket,
fotografa la stagnante situazione
nella quale versa quest’area
della città.
L’opera
di ricostruzione sarebbe stata,
sarà, sicuramente onerosa e non
solo in termini economici; però
ora non c’è più una scadenza
temporale, né ci sono gli occhi
del comitato organizzativo puntati
addosso e questo, magari,
semplificherà le cose.
Un
verdetto favorevole, però,
sarebbe stato un’occasione per
Napoli, per riqualificarne
l’immagine dopo
l’organizzazione di un evento
mondiale ed avrebbe creato
l’opportunità di mostrare, una
volta di più agli occhi del
mondo, luoghi di una bellezza già
indubbiamente nota.
Antonio
Gagliardi
27/11/2003